torstai, 21. helmikuu 2008

Anni fa

Ecco qualcosa che ho trovato tra i vecchi files del mio pc. Storielle scritte anni fa in un corso d'italiano - usando quasi soltanto il presente arrivando al massimo all'imperfetto e al passato prossimo!

Divertitevi! Cosi' ho fatto io quando le ho scritto!

 

Un ritratto (e una storia)<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

 

         Sono le tre di mattina, il bar e' affollato. Lui fa il barista e lavora stasera. Mi sento molto stanco, vorrei andare a letto, ma non posso tornare a casa perche' devo ancora andare a parlare con lui.Non sono sicuro se lui e' veramente Pippo, non l'ho mai visto, quindi aspetto, prendo qualcosa da bere e l'osservo.

         Penso che abbia una trentina d'anni. E' di media statura, ne' alto ne' basso. E' robusto e atletico con le braccia forti. Porta dei pantaloni grigi e una t-shirt bianca. E' abbastanza attraente. Il suo viso e' regolare con gli occhi grandi azzurro chiaro. Ha i capelli castani corti e ricci.

         Sorride poco, parla con i clienti e qualche volta ride un po'. La sua voce e' profonda e molto seria. Sembra sicuro di se', quasi arrogante ma in realta' e' molto timido, almeno con le ragazze, cosi' mi ha detto la sua fidanzata.

          Parlo con i clienti anch'io perche' ho tante domande, voglio sapere tutto di lui. Non c'e' molto da scoprire: piace a tutti, fa sempre tutto necessario, e' simpatico. Dopo un po' una ragazza mi dice che il barista si chiama Marco. Ci penso per alcuni momenti e decido di voler sapere la verita'. Gli dico:"Ehi Pippo, dammi una birra!" Mi guarda, ha l'aria sorpresa. E' spaventato, forse perche' non mi conosce, forse perche' crede che lo conosca io. Una cosa e' chiara, pero': ha paura di me. Sorrido, sono contento. Ho trovato il testimone.

 

 

L'inquietudine

 

 

      E' tardi, il sole e' già calato. Piove un po'. La camera non e' piu' illuminata. La donna e' seduta accanto a sua figlia da molto tempo. La ragazza dorme tranquillamente perche' non sa ancora cos'e' successo. “Dormi bene caraâ€, dice la donna e continua con tristezza: "Forse dopo questa notte il tuo mondo non sara' piu' lo stesso." 

      Il suono del telefono rompe il silenzio. Prima di rispondere, la donna esita un po'. Comincia a parlare lentamente a voce bassa.

-Pronto, casa Morandi. Dottor Agnelli, e' Lei?

-Mi dispiace, ma non sono il Dottor Agnelli. Laura, come stai? Ho parlato con Lucio, mi ha detto tutto quello che sapeva. Come sta Alberto?

-Ah, mamma, sei tu. Purtoppo non sta molto bene. Non sanno ancora niente all'ospedale. Hanno

  promesso di chiamarmi piu' tardi.

-Oh Dio...Va bene. Puoi dirmi cos'e' successo esattamente?

-Non voglio pensarci. Voglio dimenticare tutto.

-Non puoi farlo. Devi avere coraggio, Elisabetta ha bisogno di te.

-Hai ragione, pero' sono cosi' stanca.

-Cos'e' successo, Laura?

-Matteo lo portava via con la macchina senza dirmi niente. C'era neve sulla strada e c'era buio e poi

  ha visto l'altra macchina, pero' non ha avuto tempo per fare niente, era troppo tardi gia', poi...

-Devo chiederti una cosa, cara.

-Va bene.

-Aveva bevuto qualcosa? Parlo di Matteo ovviamente.

-Si'.

-Non ci posso credere. Quell'uomo non ha nessun senso di responsabilita'. Tutto questo e' colpa sua.

-Non e' un tipo responsabile, lo ammetto, ma adesso non voglio pensare a lui. C'e' qualcuno piu' 

  importante nella mia mente.

-Certo, tuo figlio. Sai che Alberto assomiglia molto a te, siete forti tutti e due. Tutto andra'  

  sicuramente bene.

-Spero di si'. Mi manca moltissimo. Vorrei cosi' vederlo, sono molto preoccupata per lui.

-Lo so. Sono anch'io preoccupata per tutti voi. Se hai bisogno di qualcosa, non esitare a chiedermi.

  Voglio aiutarti il piu' possibile.

-Grazie molto mamma, ma non ho bisogno di niente.

-Va bene. Devi riposarti, quindi, ti lascio adesso. Forse il Dottor Agnelli ti chiamera'.

-Ciao mamma. A presto!

-A presto, ciao.

      Dopo la conversazione con sua madre Laura non si sente piu' cosi' sola. Apre una piccola finestra aspettando la telefonata del medico. La notte sembra tranquilla e fa freddo. Non piove piu' e si puo' vedere la luna. Guardando le stelle Laura si sente piccola e spaesata. Pensa alla sua famiglia, pensa alla giornata passata, l'incidente e tutto quello. Pensa soprattutto a suo figlio, al suo sorriso, ai suoi occhi chiari e felici, alla sua vita cosi' fragile. Laura comincia a piangere.

      Improvvisamente il telefono suona di nuovo.

 

 

Il ritorno

 

      La giornata e' meravigliosa; c'e' sole, molta luce e non fa troppo caldo. I fiori nel giardino della famiglia Albertini sembrano sempre piu' belli, piu' vivi, stupendi. Oggi la loro casa e' piena di rumore, piena di gente. Ci sono i nonni, le zie con i loro figli, i vicini e anche qualche amico dei genitori della famiglia. Tutti stanno aspettando il ritorno del padre.

      I ragazzi stanno giocando a calcio nel giardino. Giacomo fa il portiere. Non gli piace per niente pero' e' più piccolo di tutti gli altri e per questo non puo' scegliere il suo ruolo. Di solito vorrebbe chiedere a suo fratello, Giulio, di poter giocare all’attacco pero' oggi e' troppo distratto. Sta pensando ad altre cose, soprattutto a sua madre. Anche Giulio sta pensando a lei, pero' prova a concentrarsi sul gioco. Adora il calcio e vuole diventare il prossimo Del Piero e giocare con gli Azzurri.

      Matteo, il nonno di Giacomo e Giulio e' seduto sul banco vicino ai fiori. Sta leggendo il giornale ma le notizie non sembrano interessanti, forse perche' anche lui e' molto preoccupato per sua nuora. Mentre legge il giornale sta anche guardando i ragazzi con un sorriso un po' triste forse. I ragazzi sono molto bravi e giocano con entusiasmo. Matteo sta pensando alla sua carriera di calciatore tanti anni fa. Non ha dimenticato le vittorie, i gol, tutte le partite eccitanti, emozzionanti... sono sempre dei bei ricordi nella sua mente. Giulio gli chiede: "Vuoi venire a giocare con noi?" Matteo gli risponde: "No, grazie. A me basta il giornale!"

      Nella casa Maria, la moglie di Matteo, sta preparando la cena con le sue due figlie. Hanno deciso di fare una grande pizza con pomodori e frutti di mare. La pizza piace soprattutto ai bambini pero' anche il nonno l’adora. I figli di Elisabetta e la figlia di Maria e Matteo, stanno giocando con il loro cane mentre la loro cugina Laura sta giocando a carte con i suoi zii. Maria sta osservando suo marito mentre prepara la pizza. Puo' immaginare quello che lui pensa. Per lui il calcio e' un modo di vivere, di pensare, di esistere. Maria comincia a evocare il passato. Sta sorridendo e dopo un po' Maria dice a sua figlia:  "Lo sai che era una giornata come questa, bella, calda, piena di luce, quando ho visto giocare tuo padre per la prima volta?"

Elisabetta risponde con un sospiro: "Si, si mamma. Amore a prima vista, lo so. Me l'hai gia' detto, tante volte." Poi Elisabetta continua chiedendo a sua nipote: "Giulietta, tutto a posto?"

      Giulietta, la sorella di Giulio e Giacomo e' seduta accanto a sua zia. Di solito lei ride sempre, fa degli scherzi e gioca a calcio con i suoi fratelli. Oggi pero' e' molto riservata, silenziosa e seria.

Maria chiede a Giulietta: "Cosa stai facendo?" Giulietta risponde con un sospiro lungo: "Sto pensando alla mamma. Mi sento molto sola senza lei." Maria ed Elisabetta non hanno tempo per rispondere perche' in quel momento entra Lorenzo, il padre di Giulietta e gli altri. Lorenzo sta sorridendo. Si sente stanco e felice. I suoi occhi brillano e ha l'aria contenta. "E’ arrivato Lorenzo!" annuncia Laura e fra qualche instante la casa e' piena di grida. Giulietta va da suo padre e lo abbraccia dicendo: "Mi sei mancato tanto." I ragazzi entrano con il nonno. Tutti stanno aspettando. Lorenzo comincia a parlare lentamente. Dice: "Giacomo, Giulio, Giulietta, questa e' una giornata veramente speciale perche' stamattina e' nato il vostro fratellino."     

 

Il bosco

 

 

      C'era un grande bosco vicino a casa mia. Un bel giorno e' successo qualcosa di un po’ particolare: il bosco mi chiamava, ne sono sicuro. Aveva una voce chiara e misteriosa. Ero sicuro di averla sentita prima in qualche altro posto, in un’altra situazione. Mi ha detto: "Qui ci sono tante cose belle. Vieni a vederle!" Questo mi sembrava molto strano, anche molto interessante, pero' non ci sono andato. Non volevo lasciare la mia citta' per nessun bosco parlante. Non volevo lasciare neanche la mia casa che mi e' sempre piaciuta tanto, forse perche' sono una persona tranquilla e sono sempre stato cosi'. Stare all'aria aperta non mi sembra mai una buona idea, anzi mi rende nervoso. Ho detto tutto questo al bosco. Credevo che mi avesse capito, pero' avevo torto.

      Una notte mi sono svegliato improvvisamente. Ho sentito un rumore forte che mi faceva paura. Dopo qualche momento di silenzio, il bosco mi ha parlato: "Umberto (questo e' il mio nome. Anche mio nonno si chiamava Umberto. Faceva il cacciatore in montagna. Era un uomo che amava stare all’aria aperta. Forse il bosco voleva parlare con lui, non con me), vieni, dai!" Mi sono alzato lentamente ed ho provato a spiegare al bosco che aveva sbagliato persona. "Io sono solo un libraio. A me piacciono i libri, a me bastano i libri. Non voglio uscire, non voglio andare in nessun bosco. Mi piacciono le citta'. Io non posso aiutarti. Forse mio nonno potrebbe farlo, pero' purtroppo e' morto tanti anni fa. Era un uomo coraggioso, adorava la natura." Il bosco non mi ha risposto niente.

      Il giorno dopo ho deciso di andare a fare una passeggiata in centro. Ho cominciato pero' a camminare verso il bosco. Non potevo fermarmi. Il bosco era grandissimo e silenzioso. Sembrava un posto pericoloso ed aveva un'aria misteriosa. Ci sono andato in ogni caso e mi sono  subito perduto. Ho cercato di tornare a casa mia, ma invano. Mi sono disperato, ho gridato aiuto, ho pianto. Il bosco non mi diceva niente, rideva soltanto.

      Ho seguito un sentiero molto piccolo per alcune ore ed ho visto tanti alberi, moltissimi fiori selvatici e diversi animali. Avevo visto tutte queste cose nei libri che vendevo ai clienti tutti i giorni, pero' erano molto piu' belle nel bosco, a casa loro. Gli uccelli volavano cantando sopra di me e c'erano delle farfalle dappertutto. Mi sono fermato in pieno bosco e mi sono seduto sotto una quercia. Tutto sembrava bello e sereno. C'era il sole, c'erano delle nuvole, c'erano dei fiori e vedevo anche una cascata stupenda dietro a qualche albero.

      Ho cominciato a dormire ed ho sognato di un bosco parlante. Nel mio sogno mi sono perduto nel bosco ed ho scoperto la sua bellezza. Dopo un po' di tempo mi sono svegliato nel mio letto. Ero a casa mia tutto solo e confuso. “Era solo un sogno,†pensavo felice. Ho chiuso gli occhi ed ho provato ad addormentarmi di nuovo. Prima di questo, pero', mi sono chiesto cosa voleva dirmi il bosco. Ho deciso di andare nel bosco subito dopo esseremi svegliato.

      La mattina presto ho scoperto sul letto un piccolo pezzo di carta con un breve messaggio:

"Bravo, fai quello che hai deciso di fare, vai nel bosco! Spero di averti insegnato qualcosa, Umberto, tuo nonno" In quel momento ho capito perche' la voce del bosco era cosi' familiare.

   

sunnuntai, 2. joulukuu 2007

Sette giorni

Ho imparato a nominare tutti e sette giorni della settimana in italiano parecchi anni fa - nel 1998 probabilmente. Ora dovranno passare appunto sette giorni - lunedi', martedi', mercoledi', giovedi', venerdi', sabato e domenica - prima che io possa riabbracciare il mio fidanzato che verra' qui da me dall ' Italia dopo tre mesi abbondanti passati lontani. Saranno sette giorni lunghissimi - e ora mi chiedo perche' una settimana non potrebbe consistere di cinque giorni soltanto? Oppure quattro - ancora meglio!<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

tiistai, 27. marraskuu 2007

Un quaderno

Stasera ho trovato un mio quaderno e mi sono messa a leggere un po'. Ho capito ben presto di che cosa si trattava. Era il quaderno che ho comprato in Italia l'estate scorsa. Ho cercato di usarlo per migliorare il mio italiano, per imparare a scrivere soprattutto. Infatti ci ho addirittura segnato alcuni dei miei obiettivi:

-Voglio approfondire le mie conoscenze linguistiche, allargare il mio vocabolario e imparare a conoscere meglio le sfumature della lingua.

In piu', ho scritto questo: "Diciamo che non sto andando avanti, non come prima. Lo sviluppo linguistico si e' fermato, anzi, sta facendo passi indietro. Sono diventata piu' consapevole dei miei limiti." Una crisi linguistica? Probabilmente si!

Se guardo il quaderno, vedo che dopo qualche pagina non c'e' piu' nulla. Decine di pagine vuote! Tutte quelle pagine bianche bianche mi hanno fatto riflettere un po'. Ho pensato al mio italiano e a quello che ho cercato di fare con il quaderno; l'italiano l'ho imparato parlando e infatti ho delle difficolta' ad esprimermi con la penna! Non ci sono abituata. Il quaderno e' stato un mio tentativo di cambiare le cose ma non ci sono riuscita.

Forse sono troppo pigra, forse mi manca un po' di forza della volonta', non so. Quello che so e' che per iniziare a scrivere in italiano ci vuole una motivazione esterna - qualcuno che mi legge. Alla fine e' inutile scrivere senza essere letti. La soluzione? Un blog.

Non sara' di sicuro aggiornato ogni giorno - ma neanche tre volte all'anno, spero! Parlero' dell'italiano - com'e' e come e' stato impararlo - parlero' dell'Italia, della Finlandia senza dimenticare differenze culturali, viaggi, esperienze piccole e grandi...Insomma, pensieri vari! 

Spero che vi piaccia questo blog!

 

Un'ultimissima cosa per chi mi legge e - logico - per chi ne sa qualcosa dell'italiano: non c'e' bisogno di correggere i miei errori che sicuramente saranno tantissimi. In un certo senso non m'importano, se inizio a farmi mille problemi per l'accuratezza non scrivero' certamente di piu'! Anzi, mi bloccherei completamente. Cosi' ho fatto anche con la lingua parlata - mi sono buttata. Cosi' faccio anche adesso, mi butto.